La mostra, organizzata dalla Fondazione Giorgio Conti con la collaborazione del Museo Ermitage di San Pietroburgo, e curata da Sergej Androsov e Massimo Bertozzi, è allestita a Palazzo Cucchiari, sede della Fondazione stessa, che riapre al pubblico le sue splendide sale, dopo l’accurato restauro curato dall’architetto Tiziano Lera.
Articolata intorno a 16 opere d’arte in marmo, provenienti dal Museo dell’Ermitage, tra cui l’Orfeo di Canova e la Fiducia in Dio di Bartolini, cui si aggiungono 7 gessi di proprietà dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, oltre ad una seconda copia in marmo della Fiducia in Dio, proveniente dall’Istituto d’Arte di Massa, la mostra racconta lo specifico contributo della “scuola carrarese” ai mutamenti di stile e di gusto che accompagnarono in Italia il passaggio dalla scultura neoclassica a quella verista.
Abbracciando un periodo che va dalla fine del Settecento alla metà del secolo successivo, la mostra si concentra in particolare sul passaggio dalla scultura neoclassica a quella verista, sottolineando dunque un cambiamento di stagione preciso, dove si determina il passaggio da uno statuto istituzionale e accademico, anche nell’indicare i modelli e lo stile di riferimento, a una committenza prestigiosa, soprattutto per qualità di gusto, oltre che per fama e disponibilità economica, in grado di avviare il marmo e la scultura a nuove fortune.
E tutto ciò confidando non solo sul retaggio storico di una tradizione secolare, ma sulle qualità stesse della scultura, per come le statue che vengono collezionate per essere esibite al pubblico, diventavano strumenti di conoscenza estetica e di formazione di gusto, coniugando insieme l’educazione alla qualità poetica e spirituale delle immagini e il riconoscimento del valore di un materiale e delle capacità di un mestiere.
Per questa occasione saranno esposte 16 sculture in marmo provenienti dal Museo dell’Ermitage, 7 gessi di proprietà dell’Accademia di Belle Arti di Carrara oltre a una copia da Lorenzo Bartolini conservata presso l’istituto d’arte di Massa: si tratta di opere esemplari del gusto collezionistico dello Zar Nicola I, amante della scultura moderna ospitata al Nuovo Ermitage, legate alla Scuola Carrarese e ai suoi maggiori protagonisti.
La mostra segnala soprattutto le diramazioni in Italia e in Europa, degli scultori che a Carrara si sono formati e che poi hanno determinato i nuovi indirizzi della scultura dopo il periodo neoclassico: a cominciare dallo stesso Lorenzo Bartolini a Firenze, Pietro Tenerani, Luigi Bienaimè e Carlo Finelli a Roma, Christian Daniel Rauch a Berlino, la genia dei Triscornia a Pietroburgo, e in certa misura, sulla scia di Benedetto Cacciatori, ancora Carlo Finelli a Milano.
Nell’occasione tornano dunque a Carrara sculture prestigiose, apprezzate fin dal loro primo apparire e poi codificate come lo specchio di un’epoca dalla storia dell’arte, e basterà citare l’Orfeo di Antonio Canova o la Fiducia in Dio di Lorenzo Bartolini, la Psiche svenuta di Pietro Tenerani, l’Amore con colombi di Luigi Bienaimè o Venere nella conchiglia di Carlo Finelli.
Alle sculture dell’Ermitage si affiancano, sette gessi, con precisi riferimenti alle opere in mostra, conservati all’Accademia di Carrara, e una copia, fin qui sconosciuta, della Fiducia in Dio, conservata all’Istituto d’Arte di Massa, seguendo un percorso che si avvia con una scultore che fonda una scuola, dove fin da subito si formano artisti destinati loro pure a fare scuola, rilanciando l’attività delle botteghe e dei laboratori, dove si rinnova l’immanenza quotidiana della più aristocratica fra le materie dell’arte: il marmo di Carrara.