A distanza di 60 anni è nuovamente in preparazione la “Giornata della Vespa” a livello nazionale.
Dopo le esperienze del 2014 e 2015 della giornata del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, il 15 maggio 2016 vedrà questo evento in 16 regioni in contemporanea, con la speranza di avere le piazze sparse per tutto il territorio nazionale affollate da centinaia di vespe da collezione uniti dalla stessa passione, all’insegna dello spirito di aggregazione e dell’amicizia.
Si terrà a Borghetto di Valeggio sul Mincio (Veneto), Campobasso (Molise e Abruzzo), Fiume Veneto (Friuli Venezia Giulia), Imola (Emilia Romagna), Merano (Trentino Alto Adige), Milano (Lombardia), Nuoro (Sardegna), Oria (Puglia e Basilicata), Palermo (Sicilia), Poggibonsi (Toscana), Reggio Calabria (Calabria), Roma (Lazio), San Salvatore Telesino (Campania), Torino (Piemonte e Valle d’Aosta), Umbertide (Umbria) e Varese Ligure (Liguria).
Giornata della Vespa 2016 vuole essere una manifestazione in cui migliaia di vespisti, iscritti a Vespa Club affiliati al Vespa Club d’Italia, si incontrino il 15 maggio in contemporanea in diverse piazze, sparse per tutto il territorio italiano.
Lo spirito della manifestazione vuole far sì che tutti questi vespisti si sentano uniti sotto i valori dell’amicizia, della socialità e della condivisione.
Sarà un evento statico riservato ai soli tesserati e sarà obbligatoria la preiscrizione.
Inoltre verrà fatta beneficenza devolvendo gli introiti dalle iscrizioni ad associazioni che si adoperano per i bisognosi e la ricerca.
Storia della Giornata della Vespa
Nel 1951 la rivista del Vespa Club d’Italia, che pur può vantare con orgoglio i suoi sessantaquattro anni di esistenza, non era ancora nata.
Il Vespa Club d’Italia aveva due anni scarsi di vita, il veicolo del quale portava il nome a malapena cinque. Due bimbetti, in pratica, che però alla loro tenerissima età erano già capaci di smuovere migliaia di persone per le strade e le piazze d’Italia.
La prima, grandissima dimostrazione di quello che, di lì a poco, sarebbe diventato un movimento associazionistico ufficiale, si era avuta il 9 maggio del 1948 a Milano, quando svariate migliaia di persone, uomini e donne, si erano ritrovati alla Fiera Campionaria. Quel raduno si chiamò “Sciame d’argento”, un’idea venuta (ma vah!) a Renato Tassinari, uomo di fiducia di Enrico Piaggio, giornalista dai felici trascorsi (era stato Direttore del quotidiano sportivo romano Il Littoriale, poi trasformatosi in Corriere dello Sport) e dirigente della S.A.R.P.I., la società creata dalla Piaggio per costruire la rete di vendita del neonato scooter.
La lungimiranza di Tassinari, che sempre seppe ben utilizzare gli allora scarsi mezzi di informazione (giornali, riviste, cinegiornali e radio) per promuovere le manifestazioni propagandistiche, si rivelò immediatamente uno degli asset vincenti della comunicazione riguardo a Vespa e alle sue qualità sotto tutti i profili: robustezza, eleganza, prestazioni, sicurezza.
Il successo dello “Sciame d’argento” fece capire che mettere insieme migliaia di persone sotto un’unica bandiera, quella di Vespa, non sarebbe stato impossibile, al contrario: quello che a quel punto serviva assolutamente era un’organizzazione capace di gestire questo improvviso e pure imprevisto successo, sia del mezzo che della passione da esso generata.
Tassinari cominciò a lavorare sul concetto di “Vespa Club”, che andava a superare i “Gruppi Vespisti” che spontaneamente nascevano un po’ dappertutto, da Milano e Roma, da Torino a Trieste.
Enrico Piaggio non lesinò l’impegno aziendale per il raggiungimento di questo primo obbiettivo, mettendogli a disposizione tutte le ingenti risorse necessarie, umane e finanziarie.
Nel 1949 i “Gruppi Vespisti” iniziarono a trasformarsi in Vespa Club, molti altri nacquero in quei mesi, e il 23 ottobre di quell’anno, con il primo Congresso Nazionale tenutosi a Viareggio, l’opera trovò il suo compimento.
Ci volle dunque solamente un anno di attività prima che il Vespa Club d’Italia potesse dare una sontuosa dimostrazione della bontà della propria macchina organizzativa, sia a livello centrale che periferico. Tassinari lavorò incessantemente, ogni giorno dell’anno, affinché i Vespa Club locali assumessero sin dalla nascita connotati solidi, con ruoli interni ben definiti, e rispettassero norme comportamentali davvero stringenti.
Il 6 maggio del 1951, in dodici città italiane (Roma, Milano, Torino, Vicenza, Genova, Trieste, Palermo, Riccione, Firenze, Bari, Loreto e Napoli) si ritrovarono con puntualità cronometrica nelle piazze di riferimento ventimila vespisti, che sfilarono lungo le vie delle diverse località in colonne ordinatissime, costituite da un numero variabile tra i mille e i duemila elementi.
La mattinata seguì un protocollo rigidissimo. Alle 11.00 era prevista la chiusura dei controlli di arrivo, nella mezz’ora successiva l’incolonnamento dei partecipanti, alle 11.35 l’ascolto del saluto inviato attraverso una apposita trasmissione radiofonica del Ministro del Lavoro, Achille Marazza, il quale magnificò il progresso portato dalla nascita dello scooter, l’efficienza del Vespa Club d’Italia e sottolineò il contributo fornito da Vespa alla motorizzazione utilitaria.
Alle 11.45, via alle sfilate per raggiungere le varie sedi, scelte dai Vespa Club locali, dove era previsto il pranzo per le ore 13, con consegna finale dei premi. Nel pomeriggio, tanto per non farsi mancare nulla, i diversi programmi dei raduni vennero completati da prove di abilità e altri spettacoli sportivi. A Roma, tanto per fare un esempio, al Circo Massimo andò in scena una gimkana a coppie.
Un avvenimento non solo vespistico, ma di grande impatto sociale: per la prima volta l’aggregazione di così tante persone prescindeva dalla politica e dimostrava ampiamente quanto gli Italiani avessero voglia di stare insieme senza sventolare bandiere di parte né obblighi provenienti dall’alto.
Cinque anni più tardi, era sempre domenica 6 maggio, furono sedici le città impegnate: Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Cosenza, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Trento, Trieste e Vicenza. La somma dei partecipanti superò la cifra di trentamila tra conducenti e passeggeri. Il programma comune della mattinata ricalcò negli orari quello del 1951, mentre nel pomeriggio era lasciata mano libera ai singoli Club di gestire come meglio credevano le ore a disposizione (a Trieste buona parte dei vespisti andò allo stadio per la partita Triestina-Fiorentina, che diede il titolo italiano alla squadra viola), la mobilitazione dei 156 Vespa Club sparsi nel Paese fu incredibile, anche sull’onda della festa per la milionesima Vespa prodotta da Piaggio il 28 aprile precedente.
A Roma si radunarono in oltre 2.000 da Lazio, Abruzzo e Umbria, a Cagliari 829, 3.000 a Firenze, 445 a Palermo, 651 a Catania, 1.000 a Trento, 2.000 ad Ancona da Marche, Umbria e Abruzzo, 8.000 a Torino, 2.156 a Vicenza, 1.465 a Bari, 2.151 a Genova, 2.189 a Bologna, 980 a Trieste, 400 a Cosenza, 3.000 a Milano, 1.362 a Napoli da Campania e Molise.
Ovunque la presenza delle autorità locali, civili e religiose, fu massiccia; vennero effettuati numerosi concorsi a premi, ovviamente con una Vespa in palio, oltre a televisori, radio, orologi. Le cronache riportano che a Milano venne assegnata tramite lotteria proprio la milionesima Vespa: il numero estratto dalla mano della mascotte Barbara Valeri fu 8.799, appartenente alla bionda signorina Mariuccia Zanga, di Cassano d’Adda.
A Roma venne letto dal vescovo Angelo Dell’Acqua il messaggio di papa Pio XII: “Paternamente accogliendo omaggio vespisti Roma Lazio Abruzzo Umbria Sua Santità imparte ad essi propiziatrice divina assistenza confortatrice loro vita cristiana Apostolica Benedizione”.
Nel 2001 a Roma si svolse una manifestazione per ricordare il cinquantenario della prima edizione.