Perché in seguito al terremoto del 6 aprile 2009 quello che “era” il Museo di Preistoria è stato scelto come ricovero delle opere di L’Aquila salvate dal terremoto. Questa destinazione ha portato ad un cambiamento repentino delle attività: le opere sono state accolte, sistemate e messe in sicurezza.
Il passo successivo sarà il restauro vero e proprio. I grandi spazi dell’edificio, 3500 mq coperti, sono stati trasformati: è stato creato il secondo laboratorio di restauro, sono state esposte le opere del Museo Nazionale di L’Aquila in quella che era la sala per le esposizioni temporanee, sono allestite mostre in quella che era la sala catering, lo spazio dedicato all’archeologia e ai reperti archeologici è stato ridotto per ospitare le opere provenienti dalle chiese di L’Aquila.
Per tutte queste variegate attività, il nome precedente ci è sembrato riduttivo.
“MUSè è “museo” in dialetto celanese. Non una velleità campanilistica, ma un nome che prende il sapore della nostra lingua legandosi al luogo in cui è nato e di cui conserva la storia. Il nome del museo si radica nel territorio tanto quanto il suo edificio affiora fisicamente dalla terra del Fucino, o, come afferma il suo architetto Ettore De Lollis “si increspa sulla superficie dell’antico lago”.
Che cos’è MUSè?
MUSè è qualcosa di nuovo che parte da un trascorso lontano (la preistoria) ed arriva ad oggi in una forma diversa (centro di restauro e mostre legate all’attualità) senza prescindere dal proprio passato, perché il presente deve esserne positiva evoluzione.
Oggi al MUSè
Oggi al MUSè si restaura, si tengono corsi con gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti, si collabora con le principali università italiane ed estere, si tengono stages e laboratori aperti ospitando nella foresteria gli studenti che possono usufruire anche della ricca biblioteca, si svolgono attività didattiche per le scuole, si fanno mostre di vario genere, si cerca di costituire un punto di riferimento per lo sviluppo, la valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale oltre alla comunicazione delle conoscenze. Perché noi che vi lavoriamo sappiamo che tutto il contenuto di MUSè non è nostro: noi ne siamo solo custodi per il futuro. Aspettiamo le nuove generazioni.